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“Addressing Parents’ Concerns: Do Multiple Vaccines Overwhelm or Weaken the Infant’s Immune System?” (Pediatrics, 2002)

Circa cento anni fa ai bambini veniva somministrato un solo vaccino (quello del vaiolo); quarant’anni fa le giovani generazioni ne ricevevano cinque (difterite, pertosse, tetano, poliomielite e vaiolo) con al massimo otto somministrazioni entro i due anni di età; oggi i bambini ricevono almeno 11 vaccinazioni (difterite, tetano, pertosse, poliomielite, morbillo, parotite, rosolia, varicella, haemophilus influenzae tipo b, pneumococco ed epatite B) con almeno 20 somministrazioni (tra prime vaccinazioni e richiami) entro i due anni di età.

In Italia, ad esse si aggiungono l’antimeningococcica-B, l’antimeningococcica-C e l’anti-rotavirus (tutte facoltative).

Questo interventismo sempre crescente ha permesso di vivere in un’era in cui l’incidenza delle malattie infettive si è drasticamente ridotta, così come le morti loro collegate, tanto che i genitori più giovani non hanno nemmeno mai visto gli effetti delle malattie che i vaccini combattono.

Paradossalmente però, il fatto di non essere più colpiti da tali malattie, invece che rafforzare la fiducia nello strumento vaccinale, ha cominciato a far nascere sempre maggiori preoccupazioni riguardo al numero di vaccinazioni ricevute, al loro effetto sul sistema immunitario dei bambini e alla loro pericolosità.

 

Il neonato è perfettamente in grado di gestire la risposta immunitaria provocata dagli antigeni dei vaccini

Se è vero che l’utero è un ambiente relativamente sterile e che, quindi, il sistema immunitario del neonato è sostanzialmente “naïve” alla nascita, è altrettanto vero che i neonati sviluppano la capacità di rispondere alle minacce provenienti dal mondo esterno sin da prima che vedano la luce, dato che i linfociti B e T sono presenti nel circolo sanguigno già dalla 14ma settimana.
Inoltre, il neonato è protetto anche dalle immunoglobuline materne, sebbene siano presenti solo per un periodo abbastanza breve dopo la nascita.
Il neonato è anche capace di predisporre una risposta immunitaria efficace (umorale o cellulo-mediata) agli antigeni presentati dai vaccini già a partire dall’ora di vita.

 

I vaccini sovraccaricano o indeboliscono il sistema immunitario?

Il sistema immunitario è in grado di rispondere a un numero estremamente alto di antigeni.

Si potrebbe partire dalle seguenti considerazioni per stimare il numero di vaccini (e di antigeni) che il sistema immunitario di un bambino potrebbe “tollerare”: 1) 10 ng/ml di anticorpi è la concentrazione considerata sufficiente per epitopo (parte di antigene che lega l’anticorpo specifico) per produrre una risposta immunitaria efficace; 2) la generazione di 10 ng/ml di anticorpi richiede 103 linfociti B per ml di sangue; 3) un vaccino potrebbe contenere fino a circa 100 antigeni e 10 epitopi per antigene (quindi 103 epitopi); 4) in 1 ml di sangue in circolo sono presenti circa 107 linfociti B.

Quindi, dividendo 107 linfociti B (la quantità presente in 1 ml di sangue) per 103 epitopi (la stima -per eccesso- degli epitopi presenti in un vaccino) ogni bambino avrebbe la capacità teorica di rispondere adeguatamente a circa 10.000 vaccini alla volta.
Inoltre, la maggior parte dei vaccini contiene molto meno di 100 antigeni (ad esempio, l’antiepatite B o l’antitetanica ne contengono uno solo) ed il numero è conservativamente sovrastimato.

Per assurdo, così, anche somministrando 11 vaccini in una sola volta, “utilizzeremmo” solo lo 0,1% del sistema immunitario.

Sebbene sia vero che test in vitro sui vaccini abbiano dimostrato un’alterazione di alcune funzioni leucocitarie, l’immunosoppressione di breve periodo causata da alcuni vaccini non si tramuta in un maggiore rischio di contrarre infezioni da parte dei soggetti vaccinati: i vaccini non indeboliscono quindi il sistema immunitario.

 

Vaccini e bambini immunocompromessi

I bambini immunocompromessi (specialmente quelli con deficienze relative ai linfociti T) che ricevono vaccini vivi attenuati (come morbillo o varicella) possono correre il rischio di sviluppare infezioni sistemiche.

È per questa ragione che i vaccini vivi attenuati vengono somministrati solo attorno al 12-15mo mese di età, e sempre sotto controllo medico, ovvero molto dopo l’età standard in cui vengono diagnosticate le immunodeficienze pediatriche (6-8 mesi).

Ad ogni modo, anche i bambini affetti da immunodeficienza ben tollerano generalmente i vaccini vivi attenuati e anzi, in alcuni casi, il rischio di andare incontro a gravi infezioni concomitanti è maggiore nel caso in cui i bambini contraggano il ceppo selvatico (“wild-type”) piuttosto che vengano a contatto con quello attenuato tramite vaccinazione.

 

Vaccini e malattie concomitanti

Alcuni genitori manifestano molta preoccupazione quando devono vaccinare i loro bambini affetti dalle più comuni malattie perché temono di sovraccaricare ulteriormente il loro sistema immunitario, già impegnato in altre lotte contro l’infezione in corso, o perché temono che la risposta immunitaria al vaccino da parte del bambino malato possa essere differente da quella di un bambino sano, col rischio di sperimentare maggiori eventi avversi.

Tuttavia, è stato dimostrato che la presenza delle più comuni infezioni quali quelle delle vie aeree superiori, otiti, febbri o diarrea non influiscono sulla risposta immunitaria specifica all’antigene del vaccino né aumentano l’incidenza degli eventi avversi collegati al vaccino stesso.

 

I vaccini coniugati sono pericolosi perché stimolano una maggiore risposta immunitaria?

Dato che i linfociti B del bambino risultano essere meno efficienti (almeno fino a due anni di vita) nella loro risposta immunitaria rispetto a quelli dei bambini più grandi e degli adulti, alcuni vaccini vengono coniugati a proteine carrier per determinare una risposta “T dipendente” che avviene stimolando i linfociti “T-helper” che inducono a loro volta la risposta umorale dei linfociti B, e la potenziano, in modo tale da offrire una maggiore protezione immunitaria.

Per questa ragione, sebbene sia vero che i vaccini coniugati stimolano una risposta immunitaria spesso maggiore di quella che si verifica nei bambini esposti all’infezione naturale, tale effetto indotto dal vaccino migliora nettamente la qualità e la durata della risposta immunitaria senza particolari controindicazioni.

 

I bambini sono esposti a più antigeni oggi rispetto al passato?

No, sebbene il numero di vaccini somministrati sia aumentato, il numero di proteine e polisaccaridi (antigeni) che vengono a contatto col sistema immunitario dei nostri figli è più basso.

Il singolo vaccino del vaiolo aveva, ad esempio, 200 proteine mentre gli 11 vaccini citati nell’articolo (difterite, tetano, pertosse, poliomielite, morbillo, parotite, rosolia, varicella, haemophilus influenzae tipo b, pneumococco ed epatite B) ne hanno meno di 130 tutti assieme.

 

 

L’articolo “Addressing Parents’ Concerns: Do Multiple Vaccines Overwhelm or Weaken the Infant’s Immune System?” Paul A. Offit, Jessica Quarles, Michael A. Gerber, Charles J. Hackett, Edgar K. Marcuse, Tobias R. Kollman, Bruce G. Gellin and Sarah Landry (Pediatrics 2002;109;124) [DOI: 10.1542/peds.109.1.124] in .pdf (scaricabile):

Do Multiple Vaccines Overwhelm or Weaken the Infant's Immune System (Pediatrics, 2002)

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