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La possibile procedura di infrazione a carico dell’Italia per debito eccessivo e le raccomandazioni dell’Unione Europea

Il 5 giugno 2019 sono state pubblicate, nel cosiddetto “Pacchetto di primavera 2019”, le Raccomandazioni dell’Unione Europea (UE) agli Stati Membri, tramite le quali l’UE fornisce orientamenti in materia di politica economica per i prossimi 12-18 mesi, al fine di “promuovere una crescita economica sostenibile e inclusiva”.

Il Commissario agli Affari Economici e Finanziari Pierre Moscovici ha ribadito che “con questo pacchetto di primavera, l’ultimo del nostro mandato, ribadiamo il nostro impegno per un’applicazione intelligente del patto di stabilità e crescita: le nostre decisioni non si basano su un’applicazione meccanica o formale delle regole, bensì sulla loro utilità o meno per la crescita, l’occupazione e l’equilibrio delle finanze pubbliche“.

Non si può certo affermare che ci osservino con sguardo distratto, considerando quanto siano calzanti (anche se forse non sempre condivisibili) i rilievi sollevati.

 

Gli indicatori economici

Nel programma di stabilità 2019 il Governo prevedeva un aumento del disavanzo nominale (rapporto deficit/PIL) dal 2,1 % del PIL nel 2018 al 2,4 % nel 2019, seguito da un calo graduale al 2,1 % nel 2020 e all’1,5 % entro il 2022.
Inoltre, dopo l’aumento registrato nel 2018 (dal 131,4 % del PIL nel 2017 al 132,2 %) il rapporto debito pubblico/PIL era dato in aumento di 0,4 punti percentuali nel 2019 (per attestarsi al 132,6 %), per poi scendere al 128,9 % entro il 2022.

Tuttavia, tali proiezioni presupponevano un aumento dell’IVA e proventi da privatizzazioni pari all’1 % del PIL nel 2019 e allo 0,3 % nel 2020, cosa che non ha mai convinto del tutto la Commissione.
Nel 2018, infatti, l’Italia puntava su ricavi pari allo 0,3% del PIL derivanti dalle privatizzazioni, mentre il risultato finale è stato vicino allo zero. Per questo motivo, quest’anno la Commissione stima entrate per appena lo 0,1% del PIL (contro -appunto- l’1% del Governo).
Inoltre, fa notare adesso la Commissione, negli ultimi anni gli aumenti dell’IVA stabiliti per legge come “clausole di salvaguardia” sono stati sistematicamente eliminati senza -a loro dire- adeguate misure di finanziamento alternative.

Il 5 giugno 2019 la Commissione ha pertanto ritenuto di dover suggerire agli Stati Membri di aprire una procedura di infrazione per debito eccessivo ai danni dell’Italia.

Le ragioni sono, fondamentalmente, il ritardo con cui l’Italia ha messo in pratica politiche per il risanamento del debito e il suo costante peggioramento nel tempo.

La lotta è (anche) politica e le valutazioni dei due attori in campo divergono in maniera significativa: la tabella sottostante mostra il divario tra le stime della Commissione e dell’Italia per quanto concerne il rapporto deficit/PIL (previsto al 3.5% nel 2020 dalla Commissione e al 2.1% dal Governo italiano) e il gap tra gli obiettivi di debito/PIL fissati dall’Italia e il dato realmente verificatosi (o che si stima si verificherà).
La Commissione prevede un divario del 9% per il 2019 che salirà poi al 9.2% nel 2020 mentre l’Italia vede l’evoluzione del rapporto in maniera opposta (gap del 5.1% nel 2019 a scendere al 4.5% nel 2020).

L’ultima parola spetterà all’Ecofin il 9 luglio prossimo.

 

Imposte
Il sistema tributario italiano continua a gravare pesantemente sui fattori di produzione, a scapito della crescita economica: l’elevato carico fiscale sul lavoro e sul capitale scoraggia l’occupazione e gli investimenti.

Secondo l’Europa vi è margine per ridurre la complessità del regime tributario e combattere l’evasione (tuttavia, si domandano, perché sono stati aumentati i limiti legali per i pagamenti in contanti?).

Il Consiglio ci riprende inoltre in merito alla riforma del catasto terreni e fabbricati, da troppo tempo ferma al palo: “i valori catastali dei terreni e dei beni, che costituiscono la base per il calcolo dell’imposta sui beni immobili, sono in gran parte non aggiornati ed è ancora in itinere la riforma tesa ad allinearli ai valori di mercato correnti”.

Meglio sarebbe, secondo l’Europa, se si ripristinasse anche una patrimoniale sulla prima casa.

 

Pensioni
La spesa dell’Italia per le pensioni di vecchiaia, pari a circa il 15 % del PIL nel 2017, è tra le più elevate dell’Unione ed è destinata a crescere nel medio periodo a causa dell’invecchiamento della popolazione.
L’indice è quindi puntato su “Quota 100”, ritenuta un passo indietro nonché una misura che aggraverà la sostenibilità a medio termine delle finanze pubbliche.
L’Europa suggerisce anche di provare a conseguire qualche risparmio intervenendo su pensioni di importo elevato che non corrispondono ai contributi versati, nel rispetto dei principi di equità e di proporzionalità

 

Reddito di cittadinanza
L’incidenza effettiva della misura dipenderà dall’efficacia delle politiche volte a integrare i disoccupati nel mercato del lavoro o nei percorsi di formazione, dalla disponibilità di servizi sociali personalizzati e dai controlli.
È quindi fondamentale che i servizi per l’impiego siano dotati di personale qualificato e in numero sufficiente e che i controlli siano frequenti e capillari affinché la misura non si rilevi solo un onere considerevole per la pubblica amministrazione senza alcun vantaggio reale.

 

Lavoro nero
Il lavoro sommerso continua a essere estremamente diffuso in Italia: secondo le stime ISTAT, nel 2016 l’economia non osservata rappresentava circa 210 miliardi di euro (12,4 % del PIL) e di questi, circa il 37,2 % è imputabile al lavoro sommerso.
Sono quindi necessari ulteriori provvedimenti intesi ad affrontare e prevenire il lavoro sommerso e lo sfruttamento e a garantire l’equità e la sicurezza delle condizioni di lavoro.
Infine, è importante garantire che le modalità di applicazione del reddito di cittadinanza massimizzino gli incentivi al lavoro regolare e la trasformazione del lavoro sommerso in occupazione regolare.

 

Divario di genere
Il divario di genere nei livelli di occupazione in Italia rimane uno dei più elevati dell’UE e il tasso di occupazione femminile, sebbene in lieve aumento, è di gran lunga inferiore alla media dell’Unione (53,1 % contro il 67,4 % nel 2018).
Nel 2017 solo il 28,6 % dei bambini di età inferiore ai tre anni era inserito in strutture formali di educazione della prima infanzia, un dato ben al di sotto della media dell’UE.

 

Istruzione
Il tasso di abbandono scolastico (abbandono scolastico precoce) rimane ben al di sopra della media UE (14,5 % contro 10,6 % nel 2018) e vi sono ampie differenze regionali e territoriali in termini di risultati scolastici.
Anche i livelli delle competenze digitali di base e avanzate sono inferiori alla media dell’UE: solo il 44 % delle persone tra i 16 e i 74 anni sembra possedere tali competenze (57 % nell’UE).
La percentuale di laureati rimane modesta (27,9 % della popolazione di età compresa tra i 30 e i 34 anni nel 2018).
È necessario stimolare gli studi in campi attinenti ai “settori ad alta intensità di conoscenza” (come ad esempio quello delle telecomunicazioni o ricerca scientifica e sviluppo) e rafforzare le competenze specifiche, come quelle digitali e finanziarie.

 

Innovazione
La spesa delle imprese per la ricerca e lo sviluppo è pari a quasi la metà del livello medio di spesa della zona euro.
Il sostegno pubblico alla spesa delle imprese destinata alla ricerca e allo sviluppo rimane modesto, sebbene stia migliorando grazie all’accresciuto ruolo degli incentivi fiscali.
Anche la spesa pubblica destinata alla ricerca e allo sviluppo è inferiore alla media della zona euro.
Per migliorare i risultati dell’Italia in materia di innovazione sono necessari ulteriori investimenti in attività immateriali, così come una maggiore attenzione al trasferimento di tecnologie, tenendo conto delle debolezze a livello regionale e delle dimensioni delle imprese

 

Infrastrutture
Nel settore dei trasporti l’Italia non ha conseguito gli obiettivi della sua strategia di investimento nelle infrastrutture (il “Connettere l’Italia” di matrice renziana).
Lo stato di manutenzione è una chiara fonte di preoccupazione, come dimostrato dal crollo del ponte Morandi a Genova. A tale riguardo, per il 2019 è stato concesso all’Italia un ammontare di flessibilità di 1 miliardo di euro rispetto alle norme fiscali dell’UE in relazione a un piano di investimenti per la sicurezza delle infrastrutture stradali.
La rete elettrica italiana non è ancora sufficientemente attrezzata per far fronte all’aumento degli scambi transfrontalieri e alla diffusione delle energie rinnovabili variabili previsti per il 2030.
Sono necessari investimenti nella prevenzione del rischio sismico e idrogeologico onde ridurre la spesa per l’emergenza.
La rete a banda larga è poco avanzata: per quanto riguarda la copertura della connettività ultraveloce (almeno 100 Mbit/s) l’Italia è ancora in ritardo rispetto alla media dell’UE (solo il 24 % rispetto alla media UE del 60 %) e figura in fondo alla lista dei Paesi (al ventisettesimo posto), con un tasso di crescita ancora molto moderato

 

Inadeguatezza della pubblica amministrazione
La lunghezza e la complessità delle procedure, la mancanza di trasparenza, la gestione inefficace del pubblico impiego, la gestione inefficiente delle imprese di proprietà pubblica e la scarsa digitalizzazione sono alcune delle piaghe che continuano ad affliggere la pubblica amministrazione italiana.
L’inadeguatezza delle competenze nel settore pubblico incide negativamente anche sull’utilizzo dei fondi dell’UE, ambito in cui l’Italia è indietro rispetto alla media dell’Unione.
L’elevata età media dei dipendenti pubblici e il basso livello medio delle loro competenze digitali, infine, rallentano ulteriormente il processo.

 

Giustizia
La scarsa efficienza del sistema giudiziario civile italiano continua a destare preoccupazione. Nel 2017 il tempo necessario per definire i contenziosi civili e commerciali in Italia era ancora il più lungo dell’UE in tutti i gradi di giudizio.
Nel complesso, norme procedurali più semplici fatte rispettare adeguatamente potrebbero contribuire ad accelerare in modo decisivo i processi civili. Continua poi a essere estremamente necessaria la riforma del processo penale, ivi incluso il sistema di appello per evitare abusi dei contenziosi.

 

La Raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2019 (Italia) del 05 Giugno 2019, in .pdf (scaricabile):

Raccomandazione Consiglio sul programma nazionale di riforma 2019 (Italia) 05giu2019

 

Il Report della Commissione Europea (Italia) del 05 Giugno 2019, in .pdf (scaricabile):

Report Commissione Europea (Italia) 05giu2019

 

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