L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è attualmente al lavoro per cercare di supportare il Madagascar nella lotta all’epidemia di morbillo scoppiata nel Paese africano a Settembre 2018.
Il morbillo è una malattia infettiva molto contagiosa che colpisce più frequentemente i bambini tra 1 e 3 anni (ma che può ovviamente contagiare chiunque) e per la quale non esiste un trattamento specifico se non quello di alleviarne i sintomi e curarne (quando possibile) le eventuali complicanze, in attesa del suo decorso.
Stando ai dati forniti dall’OMS, l’epidemia scoppiata in Madagascar è di dimensioni sicuramente inusuali: sono stati finora riportati 117.075 casi di contagio con circa 1200 decessi.
I bambini d’età compresa fra 1 e 14 anni (maschi e femmine in pari proporzioni), purtroppo, rappresentano il 64% del totale dei casi.
Il tasso di mortalità si attesta attualmente a circa l’1% di tutti i casi riportati.
Un dato sconcertante che, tuttavia, va letto anche alla luce dei problemi strutturali che affliggono il Madagascar, sia dal punto di vista delle carenze igienico-sanitarie sia dal punto di vista del benessere complessivo della popolazione.
Il Madagascar ha infatti il più alto tasso di malnutrizione nei bambini minori di 5 anni della regione africana (47%), una sanità non sempre impeccabile (“È stata mia figlia di 6 anni a contrarre il morbillo per prima. Aveva febbre alta, ho chiamato il dottore ma era venerdì ed era già tornato in città. Ho contattato allora un altro medico che ha le diagnosticato un’allergia”) e chiare difficoltà nel reperire soldi pubblici per mettere in campo efficaci interventi di prevenzione e cura delle malattie.
Inoltre, molti casi di morbillo si sono verificati in aree remote del Paese e il tasso di mortalità è stato sicuramente innalzato anche dalla presenza di altre epidemie concomitanti, quali la peste.
Oltre alla gestione immediata dell’emergenza per un controllo efficace dell’epidemia, l’OMS sta collaborando con le autorità malgasce per lanciare specifiche campagne d’immunizzazione e per rafforzare le attività routinarie di vaccinazione in modo da raggiungere e mantenere stabilmente una copertura vaccinale del 95% (la fatidica soglia raccomandata per contenere il diffondersi delle epidemie).
Al momento dell’inizio del contagio in Madagascar, infatti, la copertura stimata della vaccinazione contro il morbillo era solo del 58% e oltre la metà dei casi segnalati durante l’attuale epidemia (51%) non avevano ricevuto la vaccinazione o erano soggetti il cui stato immunitario non era conosciuto.
Nonostante le specificità del caso Madagascar, i numeri sono impressionanti e devono servirci da monito per non dimenticare mai l’importanza fondamentale delle vaccinazioni e dell’immunità di gregge.
Con l’espressione immunità di gregge si intende “quel fenomeno per cui, una volta raggiunto un livello di copertura vaccinale (per una determinata infezione) considerato sufficiente all’interno della popolazione, si possono considerare al sicuro anche le persone non vaccinate” (così in https://www.fondazioneveronesi.it).
Se solo un vaccino avesse causato anche la metà dei decessi provocati dalla malattia (sulla stessa casistica) la cosa sarebbe stata considerata inaccettabile.
È importante che venga presto considerata ugualmente inaccettabile la convinzione che il vaccino sia più pericoloso della malattia stessa (avallando magari slogan già visti quali “32 antigeni in 13 mesi di vita, un abominio farmacologico” o “i vaccini impediscono la trasmissione nervosa = disturbi psichici”) e che, quindi, sia più sicuro non vaccinare i propri figli.
“Avevo 5 figli, tutti avevano contratto il morbillo. Non portammo l’ultimo dal dottore ma lo lasciai con suo fratello maggiore e gli dissi di dargli i farmaci necessari per far scendere la febbre. Sembrava fosse guarito; dopo qualche giorno, però, cominciò ad avere difficoltà a respirare, le sue estremità erano fredde”. Morirà poco dopo.
La Comunicazione “Morbillo in Madagascar” del Ministero della Salute, datata 17 gennaio 2019, in .pdf (scaricabile) e il link all’articolo del New York Times da cui sono tratte le testimonianze sopra riportate:
Ministero della Salute - “Morbillo in Madagascar” - 17 gennaio 2019