La recente decisione della Cassazione di rinviare il caso Lucano ai giudici del Riesame di Reggio Calabria (solo, però, per la parte relativa al reato di “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”, restando in piedi l’ipotesi di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”) può essere l’occasione, per chi se la fosse persa, di scorrere nuovamente la relazione ispettiva della Prefettura di Reggio Calabria redatta nel 2017.
Una relazione ispettiva dal tono insolitamente letterario (“le strade del paese sono umide della recente pioggia e strette; le automobili non ci passano. I rumori, per questo, sono attutiti. Si sentono le zampe dei gatti che graffiano il selciato e fuggono i passi pesanti dei viandanti” è il suo incipit) che, nelle sue conclusioni, riconosceva l’eccezionalità e la bontà del cosiddetto “modello Riace” ammettendo come l’esperienza di Riace fosse importante per la Calabria quale “segno distintivo di quelle buone pratiche che possono far parlare bene di questa Regione”.
Una relazione che spiega anche il perché il sindaco Lucano fosse stato inserito dalla rivista Fortune nella lista delle cinquanta personalità più influenti al mondo.
I motivi dell’ispezione
L’ispezione era stata condotta il 26 Gennaio 2017 per verificare che gli alloggi di Riace, adibiti come Centri di Accoglienza Straordinari (CAS), fossero occupati dalle persone legittimate a farlo, funzionali alle esigenze dei fruitori, nonché a norma dal punto di vista dell’abitabilità delle strutture.
La relazione non rilevava particolari criticità e, anzi, metteva in evidenza tutti gli aspetti positivi di quella nuova e multietnica realtà, costruita dal sindaco Lucano “con fatica ed impegno”.
La relazione del 2017, vale la pena ricordarlo, era comunque l’ultima di una lunga serie di altri accertamenti ispettivi condotti dalla Prefettura ed era l’unica dai toni concilianti.
Le altre evidenziavano le “situazioni fortemente critiche”, le mille pecche, l’atteggiamento a volte strafottente del sindaco Lucano nei confronti delle norme dello Stato che hanno poi portato al procedimento penale tuttora in corso.
Il giudizio
Riace, ad ogni modo, aveva ricominciato a vivere dopo l’arrivo dei migranti e anche i migranti ne avevano tratto vantaggio [“la giovane che accompagna amorevolmente i piccoli (dell’asilo nido) e li segue nei loro spostamenti al tempo del suo arrivo in Italia, ci spiegano, si prostituiva per sopravvivere”].
“Riace è un paese che ha ricominciato a fare tante cose”: lo spettro del declino demografico e sociale che sembrava condannarla era stato allontanato.
“Riace è un microcosmo strano e composito, che ha inventato un modo per accogliere e investire sul proprio futuro”
Le sue botteghe artigiane dove si lavora il legno, il vetro, la lana, i tessuti erano rinate (“in ognuna di queste troviamo un ragazzo o una ragazza di Riace ed almeno un migrante, tutti nelle loro rispettive uniformi di lavoro, intenti nelle loro attività quotidiane”), grazie al nuovo afflusso di abitanti e di bambini si erano costruite nuove infrastrutture come “un bellissimo parco giochi” (“non se ne vedono molti così, nei paesi spogli e disadorni della provincia reggina”), la scuola – prima chiusa per carenza di bambini- era aperta e funzionante, le insegnanti lavoravano e percepivano il loro onorario; anche un nuovo asilo nido era in fase di avanzata realizzazione.
Gli ospiti delle case compravano alimenti con i loro “bonus” utilizzabili solo in Riace, in modo da incentivare l’economica locale.
L’idea era semplice ma molto efficace: dato che i fondi centrali non arrivavano mai con puntualità, il sindaco Lucano batteva la propria cartamoneta e la distribuiva ai migranti.
Con quelle banconote, utilizzate come buoni pasto, i migranti facevano acquisti nelle botteghe del paese.
I negozianti le accettavano perché poi le banconote venivano rimborsate dal Comune all’arrivo dei fondi SPRAR/CAS.
Il sindaco Lucano aveva anche in mente di dare in concessione d’uso ai migranti delle piccole costruzioni vuote con terra intorno, ormai inutilizzate dai vecchi abitanti del paese, per custodirvi i loro animali domestici e coltivarvi un orto, al fine di recuperare anche questa parte di territorio.
La Relazione suggeriva così di riprendere a versare i fondi SPRAR/CAS (bloccati da più di un anno a seguito delle precedenti relazioni ispettive) quanto prima, in modo da permettere al sistema Riace di continuare a vivere.
Le reazioni immediate
Il giorno dopo la pubblicazione della notizia sul “Quotidiano della Calabria”, il dirigente dell’area immigrazione della Prefettura di Reggio si era immediatamente affrettato a precisare che “la visita ispettiva non ha assolutamente avuto lo scopo né di promuovere né di inficiare quel modello di accoglienza, restando impregiudicati tutti i profili di responsabilità connessi alla gestione”.
Il vice-Prefetto Dr. Francesco Campolo, uno degli estensori della relazione, venne poi quasi subito rimosso e trasferito.
La Relazione Ispettiva della Prefettura di Reggio Calabria (Ispezione del 26 Gennaio 2017 a Riace), in .pdf (scaricabile):
Relazione Ispettiva Riace - Prefettura di Reggio Calabria - 26 Gennaio 2017