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Il “Global Compact for safe orderly and regular migration”

Il “Global Compact for safe orderly and regular migration” è un documento giuridicamente non vincolante (non è un trattato, non impone obblighi che gli Stati siano poi tenuti a rispettare) promosso dalle Nazioni Unite e redatto assieme gli Stati Membri, che ha l’intento di migliorare la cooperazione internazionale sulla governance del fenomeno migratorio.

Il Global Compact parte dall’assunto che la migrazione è un fenomeno fisiologico, che caratterizza da sempre il genere umano, nonché (quando correttamente regolamentato) grande fonte di opportunità in termini di prosperità, innovazione e sviluppo sostenibile per i Paesi che accolgono.

L’altra grande novità proposta dal Global Compact è l’introduzione del principio che qualsiasi persona che decida di migrare debba godere dei medesimi diritti indipendentemente dalla ragione che la ha mossa a compiere questo passo, sebbene il Global compact non miri ad estendere le tutele previste per i rifugiati (che sono definiti dalla Convenzione di Ginevra del 1951 come “chiunque, temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese”) anche ad altri gruppi di migranti quali, ad esempio, i semplici migranti economici.

L’accordo è stato firmato il 10 dicembre 2018 a Marrakech da 164 Stati Membri. L’Italia (così come altri Paesi, tra cui la Svizzera) non ha partecipato alla conferenza e terrà in sospeso la nostra adesione fino a pronuncia del Parlamento.

La sua implementazione avverrà tramite accordi di cooperazione bi/multilaterali, sempre nel totale rispetto della sovranità degli Stati firmatari.

 

Gli obiettivi

La governance del fenomeno migratorio proposta dal Global Compact si sostanzia prima di tutto nel contrasto alle migrazioni illegali e, parallelamente, nell’agevolazione di una migrazione legale, regolamentata e sicura grazie alla collaborazione di tutti gli Stati aderenti.

Le migrazioni non dovrebbero mai essere un atto dettato dalla disperazione” recita il documento. Il Global Compact vuole infatti dare a tutti una speranza per il futuro garantendo vie legali per i movimenti transfrontalieri di migranti, promuovendo l’inclusione e la coesione sociale.

Il documento elenca 23 obiettivi che gli Stati aderenti si propongono di raggiungere.

Tra di essi figurano:

– una sorta di “aiutiamoli a casa loro” in salsa Nazioni Unite, ovvero l’impegno a creare condizioni economiche, politiche e ambientali favorevoli alle popolazioni locali che le spingano a non emigrare;

– il chiaro intento di rafforzare la cooperazione, migliorare la gestione e condividere le responsabilità nel contrasto dell’immigrazione illegale, tramite
a) l’intensificazione degli sforzi per prevenire e contrastare efficacemente i trafficanti di uomini, rafforzando la cooperazione internazionale, scoraggiando la domanda che spinge dei disperati tra le braccia dei loro sfruttatori e ponendo fine all’impunità che grava su chi si approfitta di questa situazione;
b) l’intensificazione degli sforzi operativi per le operazioni congiunte di ricerca e soccorso in mare: la responsabilità del salvataggio deve infatti essere una responsabilità collettiva e non deve gravare solo ed esclusivamente su pochi Stati;
c) l’impegno a far sì che ogni forma di detenzione di migranti non sia arbitraria ma basata sui principi di necessità, proporzionalità e valutazione dei casi individuali, che sia effettuata da ufficiali di polizia autorizzati e duri il più breve tempo possibile;

– la promozione di una migrazione legale, regolamentata e sicura, tramite
a) l’impegno a far sì che tutte le persone che decidono di emigrare siano fornite di documentazione idonea a provarne la nazionalità e lo stato civile (come certificati di nascita o di matrimonio) al fine di velocizzare e semplificare le pratiche burocratiche necessarie all’ammissione nel Paese di arrivo;
b) l’adozione di percorsi legali e sicuri di immigrazione per facilitare la mobilità dei lavoratori a seconda delle richieste del mercato del lavoro e delle aspirazioni/necessità dei singoli soggetti;
c) il controllo delle frontiere tramite cooperazione regionale e accordi bilateriali;
d) l’aumento della prevedibilità dei flussi migratori;

– la rivoluzione culturale che vede il fenomeno migratorio come una fonte di sviluppo sostenibile e non come un rischio di disgregazione dei Paesi ospitanti tramite
a) l’impegno a eliminare ogni forma di discriminazione, dal razzismo alla violenza, dalla xenofobia all’intolleranza nei confronti dei migranti;
b) l’impegno a promuovere società sempre più inclusive e coese dando ai migranti gli strumenti per diventare membri attivi della società, rispettosi delle leggi così come degli usi e costumi del Paese che li ospita;

un’occasione forse da non sprecare, ovvero una nuova forma di cooperazione per rimpatri sicuri e rispettosi della dignità dell’individuo, che gli Stati firmatari si impegnano ad accettare nel rispetto delle vigenti leggi internazionali sui diritti umani.

 

Il “Global Compact for safe orderly and regular migration” del 13 Luglio 2018, in .pdf (scaricabile):

Global Compact for safe orderly and regular migration, 13 July 2018

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