• Home
  • MIGRANTI
  • Domenico Lucano e il “modello Riace” – I capi di imputazione confermati dal GIP di Locri

Domenico Lucano e il “modello Riace” – I capi di imputazione confermati dal GIP di Locri

Dall’ordinanza del GIP di Locri per la conferma o il rigetto delle misure cautelari proposte dal Pubblico Ministero che ha svolto le indagini, si delinea la controversa figura dell’uomo Domenico Lucano, il sindaco di Riace protagonista delle cronache dell’ultimo periodo relative all’accoglienza dei migranti.

Una figura certamente complessa e divisiva, una sorta di eroe romantico a difesa dei più deboli, che sembra abbia agito solo per aiutare i più svantaggiati senza trarre vantaggi personali né lucrare dalle vicende che lo hanno visto implicato ma anche un uomo sfrontato, a volte spregiudicato, che ha violato apertamente la legge dello Stato, cui non ha mai riconosciuto legittimità, per perseguire le proprie convinzioni.

Il GIP, molto critico in merito all’operato di magistrati e investigatori che hanno svolto le indagini (“le considerazioni addotte sono laconiche e generiche”, l’indagine evidenzia uno “scarso sforzo investigativo”, i testimoni non vengono ascoltati con la dovuta diligenza, le tesi “non appaiono idonee a sorreggere l’ipotesi accusatoria”, eccetera..), accoglie solo due capi di imputazione, per i quali le misure cautelari richieste dal PM vengono confermate: il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e il fraudolento affidamento diretto dei servizi di raccolta rifiuti.

Il Tribunale del Riesame ha poi successivamente revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari, sostituendola col divieto di dimora a Riace.

 

Il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – L’anagrafe e i matrimoni combinati

Quello che si rimprovera a Lucano, nonostante il ruolo istituzionale rivestito, è la spregiudicatezza nell’organizzare veri e propri “matrimoni di convenienza” tra cittadini riacesi e donne straniere al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime sul territorio italiano: “(..) l’ho sposata io, ta -ta -ta veloce … veloce … veloce, con xxx, non è vero che è sposata con yyy, capito? … Però con i documenti risulta così”.

Lucano suggeriva insomma a ragazze straniere di convolare a nozze con uomini di Riace per vedersi agevolata la concessione del permesso di soggiorno e per evitare così l’espulsione.

Lucano evidenzia chiaramente nelle intercettazioni come la legge in vigore e la classe politica al potere negli ultimi anni non sia per lui degna di riguardo:
“adesso con il governo nuovo c’è uno che si chiama xxx, una brutta persona, vi mandano via, vi cacciano
(..)
con il nuovo decreto Minniti, l’ultimo decreto … (…)  prima c’era una prima volta diniegato, poi una seconda diniegato, fino a tre volte, adesso lui ha ridotto a due dopo di che se la valutazione della Commissione rimane quella del diniego hanno istituito i centri regionali di identificazione ed espulsione … li rimpatriano, non c’è possibilità.

Lucano agevola le pratiche burocratiche per il rilascio di carte di identità (ha la delega all’Ufficio Anagrafe e lo può fare agevolmente) e si mette all’opera per proporre modalità alternative per l’ottenimento dei permessi di soggiorno, tra le quali rientra, appunto, il matrimonio di convenienza.
“poi ne è venuta un’altra qua… un’altra disperata, una ragazza nigeriana che a Napoli si prostituisce … le hanno dato due dinieghi, lei è disperata, non vuole tornare. Sai cosa le ho detto (..) gliel’ho fatti io i documenti, è illegale … sposati con qualcuno, come ha fatto xxx, li abbiamo sposati in un attimo, io ho azzerato tutta la burocrazia … siccome sono responsabile dell’ufficio amministrativo là dentro ho fatto io, ma l’ho fatto per aiutarla, ovviamente è una procedura forzata ma non per imbrogliare ma per venire incontro ad una ragazza che è stata sfruttata e umiliata
(..)
“io non sono d’accordo con questo decreto, come documenti lei non ha diritto di stare in Italia, se la vedono i carabinieri la rinchiudono … da un punto di vista umano ovviamente le possibilità che ha a Riace di non avere problemi sono più alte, si confonde in mezzo a tutti, però lei i documenti difficilmente ce li avrà… io la carta d’identità gliela faccio … io sono un fuorilegge, sono un fuorilegge, perché per fare la carta d’identità io dovrei avere un permesso di soggiorno in corso di validità … mi assumo io la responsabilità”
(..)
“li faccio immediatamente, perché sono responsabile dell’ufficio anagrafe e stato civile, come sindaco. L’impiegato che c’era prima è andato in pensione, sotto i 3.000 abitanti l’ho assunta io questa delega, quindi ho doppia valenza diciamo, sia come sindaco e soprattutto come responsabile dell’ufficio … proprio per disattendere queste leggi balorde vado contro la legge però non è che le serve molto che ha la carta d’identità”
(..)
“finché mi dura mi diverto, mi diverto ad aggredire queste stupidaggini, anzi vorrei andare oltre”

A volte i matrimoni combinati saltano per evidente incapacità dello sposo di manifestare un valido consenso (un candidato marito settantenne dimentica il nome della sposa il giorno del matrimonio), a volte invece lo sposo manifesta fin troppo zelo e dichiara di voler consumare realmente il matrimonio.
Quando questo accade, Lucano – che prova sì ad aiutare e suggerire strade alternative alle ragazze in difficoltà ma si premura anche che il compromesso non sia eccessivo – manifesta dubbi e preoccupazioni: “crea problemi perché lui è uno stupido, capito? … hai capito che è uno stupido? mi dispiace perché è come subire una violenza per un cazzo di documento…”.

 

Il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – Ancora matrimoni, questa volta in Etiopia

Allo scopo di far entrare in Italia un cittadino etiope in difficoltà, il Lucano fornisce supporto logistico e documentale a una sua connazionale, che già vive a Riace, affinché si rechi in Africa per sposarlo e portarlo in Calabria (“bene, quindi si sposa là e se lo porta come familiare al seguito”).
L’obiettivo è sempre lo stesso, fare del bene (“poi vediamo, intanto non li lasciamo soli, li aiutiamo”), le discutibili modalità sono anch’esse sempre le stesse.

Prima Lucano rilascia alla donna un certificato di stato civile che ne attesta (falsamente) la condizione di nubile, poi la accompagna in Etiopia allo scopo di farle da testimone di nozze.
Il problema è che il promesso sposo è già maritato e padre di tre figli nonché, si scoprirà in seguito, anche il fratello della donna inviata da Lucano per sposarlo.
I due provvedono allora a falsificare anche i suoi documenti in modo da “regolarizzare” la posizione dell’uomo, sembra riescano a concludere il matrimonio (anche se dai documenti sequestrati successivamente non si comprende se il matrimonio sia stato effettivamente celebrato in Etiopia o in Sudan) ma l’uomo viene arrestato immediatamente dopo dalle autorità etiopi per possesso di documenti falsi.
La situazione volge al peggio quando anche la donna corre il rischio di essere arrestata per le medesime ragioni (i presunti documenti attestanti il matrimonio sono basati su false certificazioni).

Il Lucano si attiva allora presso l’Ambasciata italiana in Argentina:
“perché è successo questo, una nostra interprete che è di etiope, cittadina italiana che vive a Riace, è andata in Etiopia per sposarsi con un suo fidanzato, insomma no? Per potere fare poi il ricongiungimento familiare, perché lei vive in Italia e lavora a Riace per i progetti di accoglienza. (..) Però è successo un fatto, secondo me, molto grave da come ci ha raccontato. È successo una decina di giorni fa, praticamente in un municipio di questa città, che è lontano da Addis Abeba (..) praticamente lo hanno trattenuto le guardie a questa persona che è etiope, per un motivo banale, per un documento interpretato male, praticamente è rinchiuso in un carcere senza nessuna, come devo dire, senza nessun Tribunale che si è espresso. Di punto in bianco un impiegato comunale ha detto che questo certificato non va bene e lo hanno arrestato. Ora però l’ambasciata italiana può fare qualche cosa, quella di Addis Abeba?”

 A fronte del pagamento di più di mille euro l’uomo viene poi rilasciato.
La donna intraprende allora nuovamente le procedure amministrative necessarie per consentire l’ingresso in Italia dello “sposo” ma a questo punto interviene la Finanza.

 

Il fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti

Al Lucano viene anche contestato il fatto di avere – in qualità di Sindaco nonché di responsabile dell’Area Amministrativa del Comune di Riace – fraudolentemente affidato in maniera diretta il servizio di raccolta e trasporto rifiuti della cittadina a due cooperative sociali (che pare dessero lavoro a parecchi rifugiati), impedendo così l’effettuazione delle necessarie procedure di gara.

Una delle condizioni previste dalla legge 381/1991 per applicare il “regime agevolato” (ovvero senza gara) alle cooperative sociali che svolgono attività “finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate”, infatti, è l’iscrizione all’apposito albo regionale.
Le due cooperative non erano tuttavia iscritte a tale albo e la Regione non aveva nemmeno ammesso una delle due poiché «[…] lo status di rifugiato non rientra nella tipologia di persone svantaggiate declinate dalla legge”.

Il Lucano istituisce allora un albo comunale delle cooperative sociali alle quali affidare direttamente, secondo il regime agevolato previsto dalla legge 381/1991 e tramite delibera del Consiglio Comunale, lo svolgimento di servizi di raccolta e trasporto di rifiuti nel territorio comunale riacese.

Tale stratagemma, tuttavia, si rivela del tutto sganciato dalla normativa vigente (un albo comunale non è previsto dalla legge in vigore) e dunque sprovvisto di validi effetti.

Da una testimonianza raccolta durante le indagini:
“Il sindaco Lucano voleva attuare la raccolta porta a porta dei rifiuti nel comune di Riace e ha interessato l’ufficio tecnico per la predisposizione del progetto da attuarsi con la raccolta con mezzi meccanici a Riace Marina e con gli asinelli a Riace centro (..) In tale occasione il sindaco mi disse che era sua intenzione affidare il servizio a due cooperative del luogo.
In qualità di tecnico ho spiegato al sindaco che era necessario redigere ed approvare un regolamento sul servizio di raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani (..) [e] (..) che era necessario, in base a quanto stabilito dal codice degli Appalti, ricorrere ad una procedura di gara aperta (classico appalto) o mediante la procedura negoziata (invito di almeno nr. 5 operatori del settore).
(..) mi ha riferito che avrebbe proceduto all’affidamento diretto del servizio a due cooperative direttamente con il Consiglio comunale.
Ricordo che mi ha riferito che vi erano problemi, forse legati alla tempistica, per l’effettiva iscrizione all’albo e quindi, al fine di risolvere il problema, ha disposto, attraverso l’ufficio amministrativo del Comune, di cui egli stesso era anche il responsabile, la creazione di un albo comunale delle cooperative di tipo B”

 

L’Ordinanza del Tribunale di Locri, Ufficio del GIP, del 26 settembre 2018, in .pdf (scaricabile):

Ordinanza del Tribunale di Locri, Ufficio del GIP, del 26 settembre 2018 - Domenico Lucano

Lascia un commento