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Niger, migranti e Unione Europea – Il Rapporto “Migrazioni e mercati ad Agadez” dell’Istituto Clingendael

Uno degli ultimi atti di questa legislatura è stata l’approvazione, da parte della Camera dei Deputati, dell’invio di truppe dell’esercito italiano in Niger per una «missione che avrà il ruolo di consolidare il Niger, contrastare il traffico degli esseri umani e il terrorismo», dichiarava Gentiloni sul Sole 24Ore poco dopo Natale.

Il rapporto dell’Istituto Clingendael (Istituto Olandese di Relazioni Internazionali), qui allegato, aiuta a comprendere quale sia lo stato socio-economico attuale del Niger e quali possano essere le reali prospettive di intervento di lungo periodo sul territorio.

Il contesto economico sociale e l’industria migratoria

Per comprendere l’importanza dell’industria migratoria è fondamentale infatti situarla nel contesto economico sociale del Niger dei giorni nostri.

Il settore dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame hanno sempre rivestito un’importanza particolare nella cultura nigerina ma sono sempre stati principalmente diretti verso il consumo familiare; le imprese agricole sono limitate e pochissime sono quelle orientate all’esportazione.
Il settore del turismo (il Niger vanta ben tre siti UNESCO Patrimonio dell’Umanità) ha subito un duro colpo dopo la ribellione dei tuareg del 2007-2009 e il clima di insicurezza che ne è generato ha contribuito al conseguente calo verticale dei visitatori.
Il Niger è anche uno dei maggiori produttori mondiali di uranio e l’esportazione di questo minerale rappresenta uno degli introiti maggiori per il Paese. Tuttavia, il deprezzamento subito dall’uranio sui mercati mondiali nel 2013-2014 ha portato alla chiusura temporanea della miniere gestite dalle imprese SOMAIR e COMINAK e alla chiusura definitiva della miniera gestita da SOMINA, con la conseguente perdita di circa 3000 posti di lavoro.
Anche per quanto riguarda l’estrazione dell’oro, nel 2017 il Governo ha deciso di chiudere il sito di Djado a causa di una considerevole diminuzione della qualità dell’oro estratto, passata da 24 a 17 carati.
Le altri fonti di sussistenza per la popolazione nigerina risiedono nel commercio di beni, che spazia dall’artigianato al traffico di stupefacenti o di armi.

L’unica fonte di denaro sicuro, negli ultimi anni, è stata quindi quella collegata al flusso migratorio.

Sfruttando la debolezza strutturale dell’economia locale, questa attività si è profondamente radicata nel territorio, diventando la principale occupazione di una importante fetta della popolazione e creando anche un considerevole indotto.
Ad esempio, i professionisti del settore turismo si sono riciclati nell’industria del traffico di esseri umani: le guide sfruttano ora diversamente la loro profonda conoscenza del deserto, gli autisti hanno cambiato tipologia di clienti, l’industria alimentare locale si è adattata al bisogno e sfama ora migranti invece che turisti europei.

Approfittando della caduta del regime del colonnello Gheddafi in Libia e della situazione di grave instabilità che ne è conseguita, dal 2011 Agadez si è così trasformata in un polo di passaggio fondamentale per i trafficanti di uomini che fanno transitare i migranti dall’Africa sub sahariana ai porti libici, destinazione Europa.
Il prezzo di un viaggio da Agadez ai porti della Libia si attesta attorno ai 230 euro a persona, con un ricavo per camion pari a circa 6000 euro.
Inoltre, i migranti spendono in media circa 30 euro a testa in acqua, cibo, taniche, occhiali da sole e cosi via durante il loro soggiorno ad Agadez.
Le municipalità locali, poi, incassano le relative tasse di soggiorno.

L’economia collegata ai migranti, seppure moralmente riprovevole, ha quindi contribuito in maniera essenziale ai mezzi di sussistenza della popolazione locale e -di conseguenza- alla stabilità della regione.

La strategia dell’Unione Europea

In questo quadro, la strategia dell’Unione Europea per cercare di arginare il flusso di migranti e per impedire nuove perdite di vite umane” è stata duplice.
Da un lato si è cercato di stringere accordi col Niger affinché il traffico di migranti venisse messo fuori legge e dall’altro si sono promessi aiuti economici come contropartita.

Il primo obiettivo è stato raggiunto con l’emanazione della legge 2015-36, in vigore dalla fine del 2016, che ha di fatto criminalizzato il traffico di migranti e abbattuto il transito di irregolari da Agadez come si evince dal seguente grafico


[Fonte: Rapporto “Migration et Marchés à Agadez” dell’Istituto Clingendael, pag. 10]

La legge nigerina prevede adesso pene carcerarie fino a cinque anni per chi favorisca il traffico irregolare di migranti e la confisca del veicolo utilizzato a tale scopo.

Nonostante le buone intenzioni, tuttavia, il risultato della legge si è rivelato nefasto sia per la popolazione nigerina sia per i migranti.

La criminalizzazione delle attività collegate al flusso migratorio ha portato a una riduzione del tenore di vita della popolazione, che ha perso uno dei migliori modi per introitare denaro, considerato il pessimo stato della economia locale, senza che nessun meccanismo compensativo tangibile sia stato messo in campo.
Queste misure hanno infatti impattato non solo su chi si occupava direttamente del traffico di esseri umani ma anche sulle altre attività che prosperavano grazie ad esso, quali i commercianti di beni alimentari o le industrie del trasporto.

Dall’altro lato, per evitare problemi con le autorità, il settore migratorio è entrato sempre più in clandestinità: il traffico dei migranti -seppur ridotto- si è focalizzato su nuove rotte che aggirano le città e i luoghi dove i controlli sono più capillari e che si rivelano molto più rischiose delle precedenti, sia perché meno battute sia perché più ostiche da affrontare. Capita inoltre sempre più frequentemente che i migranti siano abbandonati al loro destino nel bel mezzo del deserto da trafficanti desiderosi di evitare controlli di polizia.

Dopo avere fatto a pezzi una delle poche forme di sostentamento locale, è adesso fondamentale per l’Unione Europea focalizzarsi sugli aiuti promessi al governo nigerino per creare nuove possibilità e stimolare fonti di guadagno alternative e legali per la popolazione.

Se si desidera ottenere qualche risultato in termini di razionalizzazione del flusso migratorio, più che affidarsi all’uso di militari per addestrare le forze nigerine e renderle in grado di contrastare efficacemente il traffico di migranti, è quindi essenziale che i benefici promessi si concretizzino immediatamente al fine di frenare la frustrazione e il risentimento della popolazione nei confronti delle autorità locali e dell’Unione Europea, cercando di innalzare il loro tenore di vita e di rafforzare il tessuto economico locale, ad esempio promuovendo investimenti in infrastrutture (reti elettriche, strade, strumenti di irrigazione), creando un ambiente favorevole all’esercizio di impresa, stimolando il commercio.

 

Il Rapporto “Migration et Marchés à Agadez” dell’Istituto Clingendael, in pdf (scaricabile):

Migration et Marchés à Agadez (Clingendael)

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