Il neo dell’Italia

Malta non brilla generalmente per generosità quando si tratta di salvataggi in mare e accoglienza di migranti e anche l’ex premier Renzi non mancò di farglielo indirettamente notare l’anno scorso su Facebook:
Nel mese di aprile 2015, gli scafisti condussero alla morte settecento persone stipate in una carretta del mare e chiuse a chiave nella stiva (…) Ho dato disposizione alla Marina Militare di andare a recuperare il relitto per dare una sepoltura a quei nostri fratelli, a quelle nostre sorelle che altrimenti sarebbero rimasti per sempre in fondo al mare. L’ho fatto perché noi italiani conosciamo il valore della parola “civiltà”. E ci hanno insegnato fin dai primi giorni di scuola che il rispetto per la sepoltura è uno dei grandi valori della nostra cultura. Dare una tomba a ciascuno di loro significa restituire il diritto alla memoria. E significa ammonire l’Europa su quali siano i valori che contano davvero. Continuiamo tutti i giorni a cercare di salvare vite umane, anche oggi. (..) Lavoriamo tutti i giorni perché l’Europa sia all’altezza dei valori che l’hanno fatta grande”.

Italiani brava gente.
Anche se a volte, pure ai migliori, capita di cadere in fallo.

L’Espresso ha infatti pubblicato diversi articoli di Fabrizio Gatti sul naufragio dell’imbarcazione carica di profughi siriani che avvenne nel 2013 e su come le burocratiche regole di ingaggio tra le marine italiana e maltese causarono un ritardo nei soccorsi che si rivelò poi fatale.
La medesima storia, narrata da tre padri che sopravvissero alla tragedia perdendo i loro figli nel Mediterraneo, è stata ripresa recentemente da Sky che ha mandato in onda il 15 Ottobre 2017 un documentario dal titolo “Unico destino – Tre padri e il naufragio che ha cambiato la nostra storia“.

Rammentiamo che il naufragio del 2013 fu la goccia che fece traboccare il vaso e che indusse il governo Letta a lanciare l’operazione Mare Nostrum.
Tutti i virgolettati sotto riportati sono tratti da questa trascrizione delle telefonate intercorse tra i profughi e la autorità italiane e maltesi in quel drammatico giorno.

11 Ottobre 2013

Un peschereccio con a bordo 480 profughi siriani, diretti presumibilmente in Italia, era stato colpito durante la notte da colpi di arma da fuoco provenienti da una motovedetta libica e stava imbarcando acqua.

Ore 12:30 (circa)
Prima lo scafista e poi il dottor Mohanad Jammo, un profugo siriano imbarcatosi con la sua famiglia sul peschereccio, contattano il centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma (Mrcc – “Maritime Rescue Coordination Centre“) per chiedere aiuto.
«Siamo un gruppo di siriani, ci sono due bambini feriti, siamo stati esposti a un attacco la notte scorsa, la barca sta andando giù, per favore, abbiamo più di cento bambini, cento donne e probabilmente cento uomini, per favore fate in fretta, stiamo per morire, ci rimane meno di un’ora, l’acqua sta venendo dentro, sono un medico, per favore, non c’è molto credito nel telefono, non ci stiamo muovendo, sono le onde a spostarci, siamo mossi dalle onde, ti giuro siamo in una vera, vera emergenza ».
Mrcc di Roma chiede quindi al dottor Jammo le coordinate della imbarcazione.
Appurato che la nave si trova in zona SAR maltese, l’Italia ritiene che sia Malta a dover assumere il coordinamento del soccorso.

Ore 13:00
Mrcc di Roma chiama così i colleghi maltesi informandoli della questione.
Malta, prima di intervenire, attende il fax di conferma con la richiesta di assumere il comando delle operazioni.
Gli italiani omettono però di sottolineare l’emergenza, non informando i maltesi che lo scafo del peschereccio sta imbarcando acqua, inducendo così i maltesi a trattare la questione come una semplice segnalazione dell’ennesimo barcone di migranti in arrivo, non come un naufragio in corso.

Ore 13:17
Le condizioni del peschereccio non migliorano e il dottor Jammo richiama Roma, disperato.
Così gli viene risposto:
«Signore, ti ho dato il numero dell’autorità di Malta, perché voi siete vicino Malta, siete-vi-ci-no Malta. Mi capisci?» (..)«Vai, vai, chiama Malta direttamente, molto in fretta. E loro sono lì, sono vicini. Ok?»

Ore 13:48
Il dottor Jammo tenta allora con Malta ma gli viene comunicato che, indipendentemente dal fatto che si trovino in zona SAR maltese, il porto sicuro più vicino è Lampedusa; riprova pochi minuti dopo con Roma:
«Ho telefonato a Malta, loro ci dicono che siamo molto più vicini a Lampedusa che a Malta. Ho dato loro la posizione. Voi siete più vicini per noi. Stiamo morendo, per favore. Stiamo morendo»

Ore 14:35
Dopo ulteriore contatto con Malta, Mrcc Roma scopre che i maltesi hanno perso una pagina del fax inviato, quella in cui Roma chiedeva a Malta di assumere il coordinamento.
«Quindi devo rimandare il fax?» chiede Roma. «Penso che puoi anche mandare una email… @gov.mt» risponde Malta.

Ore 15:12
Malta assume finalmente il controllo.
La nave più vicina al peschereccio in difficoltà, si scoprirà successivamente, è la LIBRA della Marina Italiana ma i maltesi non ne conoscono l’esatta posizione.
I maltesi chiedono così a una loro motovedetta in pattugliamento a 71 miglia dall’isola di recarsi sul posto.

Ore 16:00
Un aereo ricognitore maltese identifica il barcone dal cielo: è realmente molto instabile e sta per affondare.
Non solo, gli occupanti dell’aereo scorgono anche la Libra, che naviga non molto distante dal peschereccio.
Provano a contattarla ripetutamente via radio sul canale delle emergenze ma la Libra non risponde.

Ore 16:38
Mrcc Roma chiama il CINCAV (il Comando in capo della squadra navale italiana): «Comandante, l’aereo maltese ha individuato l’obiettivo. È al corrente anche del fatto che c’è una vostra nave a circa 19 miglia, quindi vuole fornire delle istruzioni alla nave essendo in questo momento Malta l’autorità SAR competente. Ora, se per lei va bene, sarebbe il caso che la nave avesse diretti contatti con Malta senza il nostro tramite».
La motovedetta maltese è ancora lontana e la nave commerciale più vicina -che potrebbe soccorrere i profughi su richiesta delle autorità maltesi – dista circa 70 miglia nautiche.

Ore 16:44
Mrcc Roma contatta Malta comunicando che, nonostante la penuria di barche in zona, sarebbe meglio che la Libra  non venisse coinvolta in questa specifica operazione: “Voi sapete che la nave da guerra rappresenta una unità importante che ha lo scopo di avvistare i nuovi obiettivi nell’area Sud. Se avete bisogno che mandiamo una nave da guerra a soccorrere le persone, successivamente con la nostra nave da guerra abbiamo l’incarico di trasferire alla costa più vicina. Io penso che non sia il miglior modo di operare perché poi non avremmo unità nell’area, in grado di avvistare nuovi obiettivi».

Ore 17:07
Dopo cinque ore dalla prima chiamata, il peschereccio si ribalta.
Mrcc Roma richiama il CINCAV: «Buonasera, sì allora, il barcone che prima le ho segnalato, adesso Malta ci ha aggiornati sul fatto che il loro aereo l’ha avvistato capovolto con persone in mare. Quindi bisogna comunicare alla vostra nave di raggiungere la posizione a tutta la velocità consentita».
Il CINCAV: «’azzo… ok, stiamo subito comunicando».

La motovedetta maltese arriverà in zona alle 17:51, la Libra alle 18:00.

Il dottor Mohanad Jammo riuscirà a sopravvivere alla tragedia assieme alla moglie e alla loro bimba ma perderà i due figli maschi di 6 e 9 anni.
Si stima che altri 268 furono coloro che persero tragicamente la vita quel giorno.

Abbiamo atteso cinque ore i soccorsi, ho poi saputo che la nave italiana poteva salvarci in 45 minuti. Erano così vicini e ci hanno lasciato morire” il j’accuse di un altro sopravvissuto, Mazen Dahhan, anche lui medico, anche lui imbarcatosi per sfuggire agli orrori della guerra.

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