La Corte di Cassazione si è recentemente pronunciata sull’argomento vaccinazioni, con Ordinanza 25 luglio 2017, n. 18358.
Questo è l’ultimo atto di un processo che si protrae dal 2011.
La sentenza di primo grado era stata emessa nel 2014 dal Giudice del Lavoro del Tribunale di Salerno (sentenza n. 4077/2014), la sentenza di Appello (Corte di Appello di Salerno – Sezione Lavoro) era stata pronunciata a Giugno 2017 (sentenza n. 396/2017) e la Cassazione aveva messo la parola fine alla questione a Luglio 2017.
La materia del contendere era il riconoscimento dei benefici previsti dalla Legge 210/1992 a favore del piccolo Marco, affetto da “disturbo generalizzato di sviluppo, variante autistica”, sindrome che si era manifestata in epoca cronologicamente posteriore alle diverse campagne vaccinali cui Marco era stato sottoposto a partire dal 1992.
La parte lesa riteneva ci fosse una relazione causale chiara tra la somministrazione dei vaccini e lo sviluppo della sindrome autistica, insorta quindi come complicanza delle vaccinazioni obbligatorie.
La legge 210/1992 prevede il versamento di un indennizzo a chiunque abbia riportato lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, a seguito di vaccinazioni obbligatorie per legge e ad essa si appellava la famiglia di Marco.
Quali erano le ragioni addotte in giudizio per sottolineare tale relazione causale?
1 – Il consulente tecnico di parte sottolineava l’immaturità del sistema immunitario di Marco al momento della somministrazione vaccinale.
A causa di tale immaturità. il suo sistema immunitario sarebbe stato sovraccaricato e iperstimolato dal contatto con l’elevato numero di antigeni inoculati con le vaccinazioni, provocandone così una anomala risposta.
Tale anomala risposta immunitaria avrebbe causato disturbi neuro-comportamentali a carico del sistema nervoso centrale, che sarebbero alla base dell’insorgenza della sindrome autistica.
Uno dei principali argomenti di coloro che guardano con sguardo critico alle vaccinazioni è quello che viene definito il “paradigma TH1/TH2”.
Cosa si intende con questa espressione? Cerchiamo di spiegarlo in maniera sintetica (e forzatamente semplificata).
Il nostro sistema immunitario è dotato di sistemi di difesa a più livelli, che proteggono il nostro corpo da attacchi chimici, traumatici o infettivi.
Le difese comprendono sia barriere fisiche, come la pelle o le mucose, che impediscono ai patogeni di entrare nell’organismo, sia altri tipi di barriere.
Tra queste ultime, i meccanismi di barriera aspecifici (ad esempio macrofagi o cellule dendritiche – la cosiddetta immunità innata) che rispondono indifferentemente a tutti gli agenti patogeni con cui vengono in contatto e i meccanismi di barriera specifici (la cosiddetta immunità acquisita o adattativa) che rispondono a specifici stimoli correlati alla esposizione ad agenti estranei, come ad esempio gli antigeni inoculati con i vaccini. In quest’ultimo caso, la risposta di difesa comporta anche la creazione di cellule di memoria a lunga durata che “ricordano” l’infezione in caso di nuovo contagio.
Le cellule principali del sistema immunitario adattativo sono speciali tipi di leucociti, chiamati linfociti.
Tra di essi, i linfociti B (che rilevano un agente esterno grazie al loro recettore specifico e stimolano la produzione di anticorpi che circolano nel sangue e aiutano cosi ad eliminare gli antigeni – cosiddetta risposta umorale) e i linfociti T (che rilevano un agente esterno grazie al loro recettore specifico – tipicamente sequenze peptidiche sulla superficie delle cellule- si attivano e si differenziano in linfociti T specifici per la lisi degli agenti estranei – cosiddetta immunità mediata da cellule, che interviene tipicamente dove la risposta umorale stenta ad arrivare).
In particolare, i linfociti T helper (TH) sono incaricati di produrre citochine in seguito a stimolazione antigenica: i linfociti T helper (TH1) regolano le risposte della immunità cellulo-mediata tramite l’attivazione di macrofagi; i linfociti T helper (TH2) sono invece implicati nella stimolazione dei linfociti B, e quindi nella produzione di anticorpi.
I vaccini, secondo l’opinione di coloro che guardano con sguardo critico alle vaccinazioni, altererebbero l’equilibrio naturalmente esistente tra TH1 e TH2.
A causa dell’alto numero di antigeni inoculati e della conseguente forte reazione immunitaria, i vaccini inibirebbero la risposta TH1 facendo predominare nell’organismo i linfociti T helper 2 (TH2).
Una forte polarizzazione verso TH2 aggraverebbe lo squilibrio del sistema immunitario, predisponendo l’individuo a una iperattività allergica (asma, eczema, intolleranze alimentari, rash cutanei..) ed eventualmente a sclerosi sistemiche e produzione di autoanticorpi.
L’ipotesi alla base della supposta correlazione tra vaccini e autismo starebbe proprio in questo assunto: le vaccinazioni possono alterare il funzionamento del sistema immunitario, squilibrarlo e originare una risposta autoimmunitaria a carico del sistema nervoso centrale, alla base dell’insorgenza della sindrome autistica.
Esempi di letteratura, cui coloro che guardano con sguardo critico alle vaccinazioni fanno riferimento, sono:
– Incao P. – Supporting Children’s Health – Alternative Medicine Digest 1997: 19:54-59
[senza alcun risultato, però, nella banca dati ufficiale NCBI]
e
– Singh VK, Lin SX, Newell E, Nelson C. – Abnormal measles-mumps-rubella antibodies and CNS autoimmunity in children with autism – J Biomed Sci. 2002 Jul-Aug;9(4):359-64.
2 – Il consulente tecnico di parte sottolineava poi la positività al mineralogramma su capello, che evidenziava un notevole accumulo di metalli pesanti nel corpo di Marco.
Secondo coloro che guardano con sguardo critico alle vaccinazioni, infatti, i metalli presenti nei composti vaccinali (quali mercurio e alluminio) avrebbero un forte effetto di depressione immunitaria, inibirebbero la risposta TH1 facendo predominare nell’organismo i linfociti T helper 2 (TH2).
Tale intossicazione faciliterebbe quindi una risposta autoimmunitaria a carico del sistema nervoso centrale, alla base dell’insorgenza della sindrome autistica.
3 – Il consulente tecnico di parte sottolineava come fosse insorta in Marco, successivamente alla somministrazione vaccinale, una grave encefalopatia.
Sempre secondo la ratio precedente, il fatto che i vaccini sopprimano la risposta TH1 (con conseguente inibizione della produzione di interferone gamma), porterebbe a una maggiore vulnerabilità alle infezioni, in questo caso un’encefalopatia.
Inoltre, l’iperstimolazione del sistema immunitario dovuta al contatto con un numero elevato di antigeni inoculati con le vaccinazioni, porterebbe all’insorgenza di reazioni sistemiche di natura probabilmente autoimmune, quali -appunto- le neuropatie periferiche.
Cosi argomentava il consulente in riferimento al fatto che le vaccinazioni potessero essere all’origine di complicanze a carico del sistema nervoso centrale: “Ciò con meccanismi non ancora chiari, ma in parte ipotizzabili in termini di anomalie della risposta immune del bambino e con la possibilità che la stessa complicanza sia favorita geneticamente, mediante l’induzione di una condizione di iper-risposta ai vaccini stessi. E’ su queste basi che si conferma, sebbene solo in termini di elevata probabilità, la possibilità che le vaccinazioni siano state la causa della encefalopatia successivamente sofferta”.
Il consulente tecnico di ufficio e il giudice di merito accoglievano la domanda, consideravano “accertata oltre ogni ragionevole dubbio” la presenza del nesso di causalità tra la somministrazione dei vaccini e lo sviluppo della sindrome autistica e condannavano il Ministero e la Regione Campania al versamento dell’indennizzo di cui sopra.
Il Ministero della Salute proponeva quindi appello contro questa sentenza.
La Corte d’Appello riteneva indispensabile – in corso di giudizio – avvalersi dell’ausilio di un altro consulente tecnico di ufficio per dirimere la questione.
Queste le argomentazioni fornite durante il processo d’appello.
1- in relazione ai disturbi neuro-comportamentali a carico del sistema nervoso centrale, originati dall’inoculazione delle vaccinazioni , che sarebbero alla base dell’insorgenza della sindrome autistica, il nuovo Consulente asseriva che le cause dell’autismo e dei disturbi dello spettro autistico non sono ben note e che viene pacificamente accettata dalla comunità medica e scientifica una patogenesi multifattoriale. In aggiunta, i risultati delle ultime ricerche in campo scientifico assegnano sempre più a fattori genetici e prenatali un ruolo importante nell’eziologia dei disordini autistici.
Inoltre, l’autismo si evidenzia clinicamente e si diagnostica nei primi anni di vita del bambino, proprio nell’età in cui si praticano le vaccinazioni.
Il nesso causale tra vaccino ed autismo pare quindi non credibile e sembra invece corretto sostenere che l’insorgenza della malattia avvenga molto precocemente, probabilmente durante lo sviluppo embrionale e, comunque, prima della inoculazione dei vaccini.
Anche numerosi studi condotti in vari Paesi e pubblicamente disponibili (prodotti in giudizio dal consulente) escludono che vi sia un’associazione statisticamente significativa tra vaccino e autismo.
[si faccia ad esempio riferimento a : DeStefano F, Price CS, Weintraub ES. – Increasing exposure to antibody-stimulating proteins and polysaccharides in vaccines is not associated with risk of autism – J Pediatr. 2013 Aug;163(2):561-7]
In aggiunta a quanto sopra, il Consulente sottolineava che i primi riferimenti al dedotto nesso causale si rinvenivano in uno studio pubblicato nel 1998 su “The Lancet”, che si era però rivelato successivamente frutto di una mistificazione.
L’ipotesi alla base dello studio era che la vaccinazione antimorbillo-parotite e rosolia (MPR) potesse essere causalmente associata ad autismo; tuttavia tale conclusione venne successivamente ritrattata, “The Lancet” ritirò formalmente tale articolo nel 2010 e uno degli autori Andrew Wakefield fu radiato dall’Ordine dei medici.
[Wakefield AJ, Murch SH, Anthony A, Linnell J, Casson DM, Malik M, Berelowitz M, Dhillon AP, Thomson MA, Harvey P, Valentine A, Davies SE, Walker-Smith JA – Ileal-lymphoid-nodular hyperplasia, non-specific colitis, and pervasive developmental disorder in children – The Lancet, 28 Feb 1998; 351(9103):637-41]
Non è stato inoltre evidenziato dagli ultimi studi in materia nessun aumento del rischio di sviluppare una sindrome autistica associato a una iperstimolazione del sistema immunitario dovuta a un elevato numero di antigeni inoculati con le vaccinazioni: il “disturbo generalizzato di sviluppo, variante autistica” non è legato ad autoimmunità ovvero a fenomeni allergici ed il tipo di risposta immunitaria indotta dalle vaccinazioni (ipo o iper-responder) non è correlabile in alcun modo con l’insorgenza di disturbi neuro-comportamentali.
[ad esempio: Offit PA, Quarles J, Gerber MA, Hackett CJ, Marcuse EK, Kollman TR, Gellin BG, Landry S. – Addressing parents’ concerns: do multiple vaccines overwhelm or weaken the infant’s immune system? – Pediatrics. 2002 Jan;109(1):124-9]
Anche il lavoro di Frank De Stefano sopra menzionato, condotto su 256 bambini con disturbi dello spettro autistico confrontati con 752 bambini non autistici, sottolinea come il numero massimo di antigeni ricevuto dai bambini autistici nelle singole sedute vaccinali fosse simile a quello ricevuto dai bambini senza autismo, non facendone quindi derivare alcun nesso causale antigeni-autismo.
L’articolo conclude che un incremento dell’esposizione a proteine e polisaccaridi, contenuti nei vaccini, che stimolano la produzione di anticorpi, durante i primi due anni di vita del bambino non è correlata al rischio di sviluppare un disturbo dello spettro autistico.
Oltre a ciò, preme sottolineare che – grazie al miglioramento delle tecniche di produzione – il numero totale di antigeni somministrati oggigiorno con le vaccinazioni è inferiore al passato, anche se il numero di vaccinazioni obbligatorie è aumentato.
Da ultimo, il Consulente sottolineava che, anche se fosse stata dimostrata l’effettiva condizione di iperstimolazione del sistema immunitario di Marco, nessuna evidenza scientifica condivisa permetterebbe di collegare tale condizione alla patogenesi dell’autismo.
2 – in relazione all’ accumulo di metalli pesanti nel corpo di Marco, il Consulente sottolineava che, nonostante molti autori abbiano ipotizzato che l’autismo sia la conseguenza di una intossicazione da componenti accessori delle preparazioni vacciniche (in particolare il mercurio), la letteratura sull’argomento non ha mai confermato tale tesi.
In particolare, l’articolo “Nelson KB, Bauman ML – Thimerosal and autism? – Pediatrics. 2003 Mar;111(3):674-9″ sottolinea come non siano stati registrati aumenti dei casi di autismo nemmeno presso le popolazioni nelle quali si era verificata una intossicazione da mercurio a causa della prevalente dieta a base di pesce e della conseguente esposizione a piccole dosi di mercurio per lunghi periodi di tempo.
3 – in relazione al fatto che i vaccini siano propedeutici a una maggiore vulnerabilità alle infezioni, il Consulente sottolineava che l’evidenza epidemiologica e clinica smentisce l’ipotesi che i vaccini multipli aumentino il rischio di infezioni.
Inoltre, i rari casi di encefalite e encefalomielite post-vaccinica si manifestano con quadri clinici acuti accompagnati da eclatanti sintomi neurologici assenti nella fattispecie specifica.
La Corte accoglie l’appello proposto dal Ministero e riforma la sentenza di primo grado, dichiarando che non vi è prova della esistenza di un nesso causale tra le vaccinazioni effettuate e l’insorgenza della patologia autistica.
Alla Corte preme anche sottolineare, in un passaggio della sentenza, che chi ammette un nesso causale tra vaccini e autismo, rispetto a chi lo nega, non è in grado di supportare l’asserto con risultati e letteratura altrettanto seria e credibile.
La Cassazione si pronuncia quindi sull’argomento nel Luglio 2017 [Corte Suprema di Cassazione – Sezione Sesta Civile L – Ordinanza 25 luglio 2017, n. 18358].
Nello specifico, la Suprema Corte ribadisce che “le osservazioni riproposte nel ricorso [non] appaiono contenere elementi decisivi al fine confutare la soluzione del consulente tecnico di ufficio, che ha argomentato che la scienza medica non consente, allo stato, di ritenere superata la soglia della mera possibilità teorica della sussistenza di un nesso di causalità” [tra vaccini e autismo].
“Il nesso causale [andrebbe valutato] secondo un criterio di ragionevole probabilità scientifica, mentre nel caso [specifico] il nesso causale costituisce solo un’ipotesi possibile“.
Non vi è inoltre stata “palese devianza dalle nozioni correnti della scienza medica” o “omissione degli accertamenti strumentali” durante il dibattimento e per tali ragioni la Corte conferma la decisione presa in Appello.
Corte d'Appello di Salerno Sentenza n. 396-2017
Corte di Cassazione - Sezione VI Civile - Ordinanza 25 luglio 2017, n. 18358